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Colore rosso rubino, carico, intenso tendente al violaceo. Profumo caratteristico di sottobosco, con note evolute, speziate di particolare eleganza. Sapore asciutto e pieno, gradevolmente tannico, importante la nota acida tipica del vitigno.
“Ubris”: perché? Occorre sicuramente una buona dose di orgoglio per continuare ancora oggi a fare vino, cosa antica e da molti considerata parte dell’archeologia.
A maggior ragione usando un vitigno tradizionale e per questo, per quanto nobile, quasi un po’ snobbato, non considerato all’altezza di altri più moderni, più internazionali.
Doppia sfida quindi: fare vino con un vitigno non di moda, farlo bene; talmente bene da poterlo riscattare e fare apprezzare il proprio impegno.
Tutta la letteratura greca classica fa riferimento alla “ubris”, che non è soltanto orgoglio.
Ma anche volontà di trascendere i limiti, di mettersi con “tracotanza”, quasi con insolenza, alla prova, confidando ovviamente in un risultato rassicurante per un vino quotidiano e allo stesso tempo importante.
Colore rosso rubino, carico, intenso tendente al violaceo. Profumo caratteristico di sottobosco, con note evolute, speziate di particolare eleganza. Sapore asciutto e pieno, gradevolmente tannico, importante la nota acida tipica del vitigno.